In tempi di crisi, lo sappiamo, tutto ciò che è vecchio diventa… vintage. E piace di più. Questa massima appresa dal mondo della moda si adatta benissimo anche al settore immobiliare, in cui i giorni di stallo delle compravendite e i malesseri suscitati dall’incombere dell’Imu e delle altre tassazioni spingono a trovare altre soluzioni per risolvere il problema casa. Una di queste è il rent to buy, una vecchia conoscenza del settore immobiliare.

Che cos’è la locazione con riscatto

Nonostante l’inglesismo, il rent to buy nasconde una formula antica: si tratta del cosiddetto “affitto con riscatto”, sistema contrattuale molto in voga negli anni Sessanta e Settanta; un metodo, questo, che ha consentito a moltissime famiglie di acquistare un immobile rilevando la casa (popolare) in cui vivevano. Il rent to buy, però, ha una struttura lievemente diversa. Come funziona? Il primo passo è la stipula di un contratto in cui il proprietario permette al locatario l’acquisto dell’immobile, dopo un numero prefissato di anni (di solito 3 o 4) e ad un prezzo prefissato. Il locatario verserà una cifra iniziale a mo’ di acconto (di solito il 5-6%) e si impegnerà a pagare nei mesi successivi un normale canone d’affitto, aggiungendo una quota a titolo di accantonamento del capitale, che andrà progressivamente a ridurre il prezzo di vendita dell’immobile. Al termine del periodo concordato, quindi, si procederà con il rogito e il passaggio ufficiale della proprietà dell’immobile.

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